RISCRIVERE LA STORIA DI UN OGGETTO RICICLANDO IL VETRO
Leggendo quanto ci è stato tramandato sulla nascita del vetro, si apprende che i Fenici lo hanno scoperto casualmente fondendo della sabbia silicea lungo le rive del fiume Belo. Nell’arco dei secoli, il vetro, è stato sottoposto ad una serie di lavorazioni che lo hanno portato ad essere apprezzato in quasi tutto il mondo. Il fascino della materia-vetro è offerto, oltre che dalla trasparenza, anche dalla “virtualità” dell’elemento, nel senso che un bellissimo vaso può, per via di una caduta accidentale , trasformarsi in polvere e frammenti. Però se ci si sofferma a valutare l’accaduto con da un altro punto di vista, si scopre che, molte volte, si può “riscrivere” la storia di un oggetto. I frammenti, infatti, possono essere ricomposti e assemblati modificandone l’assetto originario, inoltre possono essere associati a materiali diversi, e poi ancora possono essere fusi nuovamente in forno, oppure inclusi in resine particolari. Quest’operazione di riciclo, conferisce alle nuove creazioni una fisionomia unica, assolutamente non riconducibile all’aspetto originario. E sono proprio i frammenti (gli elementi che danno luogo alla trasformazione), a dare il nome a questo oggetto, ottenuto mediante l’impiego di una tecnica molto elaborata. Naturalmente tutti gli oggetti e le sculture realizzati con questa tecnica sono pezzi unici e non ripetibili, perché se ci soffermiamo ad osservare i frammenti, scopriamo che non ne esiste uno uguale ad un altro.